domenica 25 gennaio 2015

Plumcake al limone con ricotta e semi di papavero


Buonasera a tutti,
non ho molto da scrivere oggi. Sono giorni tristi, giorni in cui si riflette sulla fugacità della vita e su come questa si accanisca, a volte, ostinatamente sulla stessa persona.
Oggi ho scelto questa ricetta perché il papavero è il fiore della consolazione. Questo significato deriva da una leggenda legata a Demetra, dea dei campi e dei raccolti. Si narra, infatti, che riuscì a riacquistare la serenità, dopo la scomparsa della figlia, solo sorseggiando infusi ottenuti dai fiori di papavero. 

 
Questa ricetta è dedicata a tutte le persone che hanno fatto parte della vita di Cristina e che le hanno voluto bene. A Cristina dedico, invece, questa poesia di Banana Yoshimoto, scrittrice che adoro, dotata di grande delicatezza. Bambole Kokeshi è un inno alla vita, una riflessione su ciò che conta davvero:

Io cerco dei vestiti che siano perfetti per me, ma non li trovo da nessuna parte
forme, tessuti e colori capaci di esprimere tutto quello che ho dentro
vestiti che dicano che sono viva qui, in questo momento
provo a mettere insieme tutte le immagini che conosco, ma non funziona
in questo paese, oggi, nemmeno i miei genitori riescono a trovarli.

Come una bambola kokeshi
come un uovo sodo senza il guscio
come un feto in attesa di venire alla luce
aspetto qualcosa
come un pulcino appena nato ancora bagnato
ho il presentimento delle cose lieti e delle cose tristi che stanno per accadere
neanche questo riesco a esprimere in parole, non ancora
ma mi batte il cuore, sono viva.

In questo paese, indipendentemente da dove si nasce
siamo pressati, incalzati, costretti in una forma
anche nella più remota campagna , è un susseguirsi di stradoni diritti e anonimi
ed enormi negozi di cattivo gusto
ma se guardo il verde delle montagne fitte di alberi mi vengono le lacrime agli occhi
una piccola cascata che mi sembra un giocattolo
il colore grigio del mare tranquillo come un lago
amo questa natura delicata che c’è solo qui da noi.

Sono tempi in cui può accadere di tutto
si organizzano con grande impegno convegni in difesa degli uccellini
mentre i bambini uccidono i gatti
la gente partecipa con gioia a un’antica festa popolare portando a spalle
il palanchino sacro, e intanto qualcuno mette il veleno nel cibo di tutti
molti dicono che non sanno più in cosa credere.

Forse non c’entra molto, ma c’è la madre di una mia amica che ha sempre
le unghie perfettamente in ordine
la sua cucina, che non viene mai usata, è tutta scintillante
da loro si mangiano solo cibi comprati già pronti
in raffinati negozi di gastronomia
e pane francese che si fanno recapitare a casa appena sfornato
ma la mia amica è amata.

Mia madre è di famiglia contadina, la mia cucina è sempre schizzata di grasso
lei fa da mangiare riso bianco, tempura e verdure in salamoia, è una cuoca fantastica
anch’io sono amata.
Più che gli aspetti negativi delle differenze
conta la possibilità di coltivare l’amore e di capirsi l’uno con l’altro
la possibilità di crescere
in quest’epoca che si muove vertiginosamente, non faccio che vedere gente,
tante persone tutte diverse
e posso incontrarle senza paura, da qualunque posto vengano,
qualunque sia il loro aspetto
seguendo l’istinto, abbandonando i pregiudizi
la nostra anima diventa sempre più meravigliosa.

Mi piace
mangiare, prendermela comoda,
stare in salute,
essere approvata dagli altri, il denaro,
evitare di vedere le cose brutte,
ma non è per questo che vivo.
Per fare quello che mi interessa davvero
posso anche non mangiare, avere guai,
ammalarmi,
essere criticata, restare senza un soldo,
vedere un sacco di cose brutte
fa lo stesso.
Sono fiera di questa mia convinzione, per infantile che sia
vivere è vedere entrambi i lati delle cose
non è mica roba da poco
vorrei che tv e giornali smettessero di raccontare solo cose tristi
in questo mio nuovo viaggio
che è ancora appena all’inizio.

Di seguito la ricetta.

INGREDIENTI:
- 300 g di farina 00
- 300 g di ricotta
- 1 bustina di lievito
- 200 g di zucchero semolato
- 50 g di melassa
- 50 g di burro fuso
- 3 uova a temperatura ambiente
- 30 g di semi di papavero
- estratto naturale di limone

Scaldare il forno a 180° C. Foderare con carta forno uno stampo da plum-cake.
Sciogliere il burro al microonde o a bagnomaria e lasciare raffreddare. In una ciotola lavorare le uova con la melassa e lo zucchero. Unire il burro, l’essenza di limone e la ricotta. Mescolare accuratamente l’impasto. Aggiungere al composto la farina setacciata con il lievito e alla fine i semi di papavero. Mescolare per qualche minuto e versare il tutto nello stampo.
Infornare e cuocere per circa 45 minuti. Fare la prova con lo stecchino per verificare la cottura. Una volta cotto, lasciare raffreddare il plum-cake su una gratella.



Questo dolce, tipicamente inglese, assume una consistenza ancora più morbida con l’aggiunta della ricotta. Sarà perfetto a colazione o nel pomeriggio, accompagnato da una bella tazza di tè nero.
Buona serata.
Andrea

domenica 18 gennaio 2015

Girovagando per Orvieto e dintorni

Buonasera a tutti,
fuggire da Roma dopo una lunga settimana lavorativa e approdare in un B&B immerso nel nulla è davvero un toccasana.
Il casale La Pietra Gialla è arroccato su una collina e si affaccia sulla Valtiberina con una vista mozzafiato. Ristrutturato splendidamente e curato nel minimi dettagli, questo bed and breakfast è gestito da Anna e Oliver, ospiti perfetti che sanno come prendersi cura della propria clientela. Prenotando con qualche giorno di anticipo è possibile anche cenare e, credetemi, ne vale la pena soprattutto per il soufflé al cioccolato caldo sfornato al momento. Anche la colazione si è rivelata una sorpresa: muffin, plum-cake e conserve, tutto rigorosamente homemade.




Da qui ci si muove facilmente alla scoperta delle meraviglie umbre. Prima tappa Orvieto, città di grande fascino e intrisa di cultura. Su consiglio della mia amica e collega Claudia sono stato a pranzo in un ristorante davvero speciale. Al Saltapicchio si possono infatti gustare piatti della tradizione rivisitati in modo più leggero. Valentina, la proprietaria, è una persona squisita, appassionata e molto attenta alla stagionalità dei prodotti. Le mezzemaniche con crema di fave, pecorino e guanciale sono da leccarsi i baffi. 



Il 17 gennaio è il giorno di S. Antonio Abate e in tutta la Valtiberina si festeggia questo santo per l’intero fine settimana. Trovandomi a Lugnano in Teverina ho approfittato dei festeggiamenti per assaggiare il famoso biscotto di S. Antonio. In realtà si tratta di un pane a ciambella, dalla consistenza compatta, e aromatizzato con semi di finocchio, anice e alloro. La cosa che mi ha incuriosito è che tutte queste spezie non sono nell’impasto ma sul fondo della pagnotta, come se fosse stata appoggiata sopra un letto di questi aromi prima di essere infornata. Il gusto è abbastanza pungente ma credo si sposerà perfettamente con la marmellata di mirtilli che ho in casa (domattina la proverò!). 



Ultima tappa di questi due giorni di relax è stato il Parco dei Mostri di Bomarzo. Un luogo davvero suggestivo, con un’atmosfera incantata, che in questa stagione assume un aspetto quasi gotico.


Ora si che sono pronto per affrontare una nuova settimana di lavoro.

Buonanotte.

Andrea

domenica 11 gennaio 2015

Cinnamon Rolls

Buonasera a tutti,
il tempo in questa settimana non è stato dei migliori qui al mare. Cielo grigio e aria di pioggia. Ho pensato che fosse quindi necessaria una coccola per il weekend: cinnamon rolls.


Questi dolcetti mi hanno sempre fatto pensare ai classici diner americani con i divani in pelle dai colori pastello. Vagando in internet alla ricerca di una ricetta che mi ispirasse ho invece scoperto che, questo tipo di preparazione, è tipica anche dei paesi scandinavi, della Svezia in particolare dove si chiamano kanelbullar. Credo che differiscano da quelli made in USA solo per l’aggiunta dei semi di cardamomo. Avevo già provato a farli ma ho perso la ricetta e mi chiedo come sia successo, visto che le archivio scrupolosamente dopo averle testate. Comunque, ho optato per la versione classica americana proposta da Cristina nel suo blog La Zucca Capricciosa.
Anch’io non ho voluto utilizzare il burro nella farcitura, per renderli più leggeri, ho però aggiunto l’uvetta e le noci. 

INGREDIENTI:
- 250 g di farina 00
- 250 g di farina Manitoba
- 1 bustina di lievito di birra secco
- 50 g di zucchero semolato
- 60 g di burro fuso tiepido
- 1 uovo intero
- 6 uova a temperatura ambiente
- 250 ml di latte tiepido (io ho usato quello di riso)
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia

Per la farcitura:
- 100 g di zucchero di canna (o del Brown Sugar)
- 1 g cucchiaino abbondante di cannella in polvere
- 50 g di uvetta (io ho abbondato)

Per la glassa:
- 250 g di zucchero a velo
- acqua q.b.
- 50 g di noci tritate grossolanamente

Io ho utilizzato per l’impasto e per la lievitazione la macchina del pane. Qui riporto il procedimento tradizionale.
Unire tutti gli ingredienti in una ciotola, aggiungere a filo il latte tiepido e impastare fino ad ottenere una palla liscia e omogenea. Far lievitare per due ore coperta, al buio in un posto tiepido.
Nel frattempo amalgamare lo zucchero con la cannella e mettere a bagno l’uvetta in acqua tiepida.
Stendere l’impasto con un mattarello in un rettangolo spesso circa ½ cm. Cospargerlo con il mix di zucchero e cannella e con l’uvetta strizzata, pressate con il palmo delle mani per far aderire bene. Arrotolare delicatamente l’impasto formando un rotolo e sigillando bene il bordo. Tagliare delle fette di circa 1 ½ di spessore.
Disporre le fette in una teglia imburrata, una accanto all’altra (io ho fatto così) oppure disporle distanziate su una placca rivestita di carta forno e far lievitare ancora un’ora.
Cuocere al 180° C fino a quando saranno belle dorate. Una volta raffreddate preparare la glassa sciogliendo lo zucchero a velo con poca acqua (non deve essere troppo liquida). Farla colare sui cinnamon e decorare con le noci.
Questi dolcetti sono strepitosi ma, purtroppo, non durano molto. Il giorno dopo tendono già a indurirsi...ma non credo sarà un problema, sono golosissimi e finiscono in un attimo. Mi vergogno a dire quanti ne ho mangiati!




PS – niente ricette la prossima settimana, sarò fuori per il weekend. Andrò a Orvieto e dintorni e chissà che non scopra qualche dolce tipico da scopiazzare! 

Buona notte!
Andrea

martedì 6 gennaio 2015

Sachertorte

Buonasera a tutti,
sono stato a Vienna in gita durante gli anni del liceo e al tempo devo aver pensato: quale souvenir migliore di una Sachertorte? Probabilmente ero rimasto parecchio affascinato dalla sua storia.

La leggenda narra che a Vienna, nel 1832, Franz Sacher, giovane apprendista cuoco alla corte del Principe Metternich, a causa dell’imprevista malattia del capo cuoco dovette creare un dessert particolare per alcuni ospiti di riguardo. Lui diede vita a una raffinata torta al cioccolato con la farcitura di marmellata di albicocche e ricoperta con una suntuosa glassa di cioccolato. Il gradimento degli ospiti si rivelò sbalorditivo. In poco tempo il dolce, chiamato appunto Sachertorte, divenne famoso e richiesto da tutti i nobili e alle feste dell’alta società europea.


Non ricordo molto della città ma ricordo bene lo stato in cui versava la torta al rientro a casa, dopo parecchie ore di pullman.
Devo ammettere che, il primo approccio a questo dolce, non è stato dei migliori. Credo, tuttavia, che il fato mi stia dicendo qualcosa visto che anche il secondo approccio, ovvero il mio tentativo di prepararla, non è stato dei più fortunati. Nel bel mezzo della preparazione mi si sono rotte le fruste elettriche e vi lascio solo immaginare il panico! Superata la crisi, non mi sono dato per vinto e ho portato a termine la preparazione con qualche escamotage.
Di seguito trovate la ricetta originale, ho seguito quella di Giallo Zafferano, apportando qualche piccola modifica. Ho usato uno stampo da 20 cm, ho sostituito il glucosio e il miele con la melassa e ho aggiunto una spolverata di cacao amaro agli strati di marmellata.

INGREDIENTI:
- 250 ml di cioccolato fondente
- qualche goccia di limone
- 174 g di burro ammorbidito
- 260 g di zucchero semolato
- 20 g di melassa
- 180 g di farina 00
- 6 uova a temperatura ambiente
- 350 g di marmellata di albicocche
- qualche cucchiaio di cacao amaro

Per la ganache:
- 300 g di cioccolato fondente
- 50 g di melassa
- 250 ml di panna liquida fresca


Scaldare il forno a 180° C. Imburrare e foderare con carta forno uno stampo con cerniera da 24 cm.
Sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria e lasciarlo intiepidire. Separare i tuorli dagli albumi. Mettere in una ciotola il burro ammorbidito, 110 g di zucchero, la melassa e lavorare il composto con le fruste. Aggiungere il cioccolato fondente a filo e, alla fine, incorporare uno alla volta i tuorli amalgamando bene il tutto.
Montare gli albumi con qualche goccia di limone. Aggiungere i 150 g del restante zucchero. Gli albumi devono restare cremosi e non montati a neve ferma. Incorporarli poco alla volta al composto. Solo alla fine aggiungere la farina setacciata mescolando lentamente.
Infornare la torta per 50/60 minuti. Una volta cotta, toglierla dalla teglia, lasciarla raffreddare su una gratella e dividerla in 3 dischi.  Setacciare la marmellata per togliere i residui di frutta, farcire i dischi spolverando con il cacao amaro. Spennellare tutta la torta con la marmellata e lasciarla riposare in frigo per un’ora.
Per la ganache, portare quasi a bollore la panna, tritare il cioccolato e aggiungere la melassa. Quando la panna sarà calda versarla sul cioccolato mescolando fino a quando non sarà sciolto. Lasciare raffreddare il cioccolato per ottenere la giusta consistenza, porre la gratella su di un piatto e versare la copertura sulla torta coprendola completamente.
Formare un cono con la carta forno, raccogliere il cioccolato rimasto e decorare la torta con la classica scritta. 



Buona notte!
Andrea